37- L’origine dei calendari con italiastoria.com

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Blog in italiano

Ciao a tutti, il tema di questo episodio ci è stato suggerito dal nostro super Patron Kevin, nonché prezioso traduttore che ci ha chiesto di parlare della storia del calendario e dei relativi modi di dire legati a data e ora.

Per farlo abbiamo chiesto aiuto a Marco Cappelli del Podcast Storia d’Italia, podcaster seguitissimo in tutto il mondo, che abbiamo conosciuto nell’episodio n. 29 “Le origini dell’italiano vero” e che ringraziamo davvero di cuore e consigliamo a voi tutti perché, mentre parla di storia, insegna benissimo anche l’italiano!

Oggi Marco ci racconta la storia molto interessante di come siamo arrivati all’attuale calendario (quasi) universalmente riconosciuto.

Riassumo schematicamente questa piacevole lezione di storia, ricca di molti altri particolari che scoprirete con l’ascolto.

Il calendario romano originale era piuttosto breve in quanto i Romani consideravano l’inverno un periodo senza mesi. Fu l’imperatore Numa Pompilio ad aggiungere Gennaio e Febbraio, rendendo l’anno uguale a quello solare.

Ai tempi della Repubblica e fino a Giulio Cesare i Romani avevano un sistema basato su 12 mesi ma più corti rispetto ad oggi, il conto totale dei giorni di un anno non era di 365 ma di 355. Mancavano quindi 10 giorni per farlo coincidere con l’anno solare, per ovviare a questo problema i romani ogni due anni inserivano un mese aggiuntivo di durata irregolare di 22 o 23 giorni. Era chiaramente un metodo piuttosto inesatto, per di più non sempre questa procedura era stata applicata e, con il passare dei decenni, si era creato un significativo disallineamento tra il calendario ufficiale e l’andamento delle stagioni.

Così, nel 46 a.C. Giulio Cesare promulga, in qualità di pontefice massimo, il calendario giuliano (dal nome appunto di Giulio Cesare) che diventa il calendario solare ufficiale dell’impero romano.

Questo era basato su 12 mesi per un totale di 365 giorni, ai quali ogni 4 anni, per colmare la differenza fra il valore intero e fittizio di 365, e quello decimale e reale di 365,25 giorni (cioè 365 giorni e circa 6 ore), veniva aggiunto un giorno nel mese di Febbraio (precisamente il sesto prima delle calende di Marzo, che in tal modo veniva a cadere per due volte e perciò era chiamato bisesto, da cui anno bisestile). Per riallineare il calendario, Giulio Cesare fece anche inserire due mesi di durata straordinaria, per cui il 46 avanti Cristo è stato l’anno più lungo della storia: ben 14 mesi!

In onore di Giulio Cesare, gli venne dedicato il mese di Luglio da Julius, imitato poi da Augusto che battezzò con il proprio nome il mese successivo, Agosto, appunto da Augustus.

Ma anche il calendario giuliano non era preciso, infatti accumulava ogni anno un piccolo ritardo rispetto all’anno solare e alle stagioni che con il passare dei secoli, nel 1500 era arrivato a ben dieci giorni.

A questo pose rimedio nel 1582 papa Gregorio XIII, con la bolla papale “Inter gravissima” che introduceva il nuovo calendario detto appunto gregoriano (dal nome del suo promotore), molto simile al precedente con la differenza che ogni 100 anni l’anno di ogni nuovo secolo (1660, 1700, 1800 e così via) sostanzialmente non era bisestile (con un’eccezione ogni mille anni).

Venne adeguata anche la data, avanzandola di 10 giorni (per cui di fatto il 4 ottobre 1582 si andò a dormire e ci si svegliò il mattino dopo che era il 15 ottobre!) per cui nel 1582 ci sono 10 giorni che non sono mai esistiti!

Da allora è questo il calendario adottato dalla quasi totalità dei Paesi del mondo con qualche eccezione, come la Chiesa ortodossa, ad esempio, che usa ancora il calendario giuliano come calendario liturgico e festeggia il Natale il 25 dicembre che per noi cade il 7 gennaio!

Ma veniamo ai MODI DI DIRE legati al calendario!

Partiamo con la classica filastrocca che recitiamo per ricordare la durata dei mesi:

30 giorni ha novembre, con april, giugno e settembre,

di 28 ce n’è uno,

tutti gli altri ne han 31!

Visto che abbiamo nominato la bolla papale, (che è una comunicazione ufficiale in forma scritta emanata dalla Curia romana con il sigillo del papa), ricordiamo anche che l’espressione viene usata in modo figurato quando si vuole dire che per fare qualcosa serve un’autorizzazione particolare, un permesso speciale per esempio da un proprio superiore…: “per poter procedere con questa iniziativa, serve la bolla papale del capo!”.

Ogni lustro si cambia gusto”: (un lustro è un periodo della durata di cinque anni ed è un termine forse poco usato nel linguaggio colloquiale): questa espressione si usa per dire che nel tempo si cambia e cambiano anche gli interessi e le preferenze.

“Rimandare qualcosa/ andare alle Calende greche”: i romani non usavano le settimane ma le calende, le none e le idi, mentre i greci non usavano questo sistema per cui dire che si rimanda qualcosa alle calende greche, significa che non lo si farà mai. E’ simile a dire “quando la Pasqua viene di maggio!” cosa che infatti non capita mai.

“Anno bisesto, anno funesto”: l’italiano è scaramantico e con questo detto popolare vuole dire che l’anno bisestile è di cattivo auspicio e porta addirittura sventura. Il nome “bisestile” deriva dal latino bis sextus, “due volte sesto”, riferito al giorno aggiunto. Nell’antico calendario romano il giorno intercalato ogni quattr’anni era quello che seguiva il 24 febbraio. Per i Romani era il mese dei riti dedicati ai defunti: funesto quindi.

Ti manca un venerdì/non hai tutti i venerdì a posto: significa essere un pò strano, bizzarro, mezzo matto! L’espressione si riferisce all’antica credenza popolare, ovviamente infondata, che i nati prematuri fossero incompleti e pertanto mancanti anche di un pò di cervello. Il riferimento al venerdì è legato alla tradizione cristiana di giorno del malaugurio perchè è il giorno della Crocifissione di Cristo.

Di venere e di marte non si arriva, non si parte e non si dà principio all’arte/ di venere e di marte né ci si sposa né si parte: anche questo proverbio è scaramantico e significa che il venerdì e il martedì sono giorni sfortunati e sarebbe preferibile evitare viaggi e nuovi progetti o attività, chissà poi perché!?

Hai fatto 30, fai 31! E’ un’esortazione ad osare di più, come dire: “Sei arrivato già fin qui, fai un ulteriore sforzo per raggiungere il tuo obiettivo”. Potremmo pensare che questo modo di dire, dati i numeri simili alla durata dei mesi, sia correlato ai calendari, invece pare che il detto risalga al 1517 quando Papa Pio X creò una lista nuova di cardinali inserendone dodici. Poco dopo il numero salì a venti, poi ventotto, infine trenta. Il giorno successivo, il Papa ne aggiunse addirittura anche un altro (si narra che quel 31esimo fosse un amico importante del Papa), e allora Pio X esclamò: “Tanto è 30 che 31”.

Ma il nostro Marco Cappelli racconta di una seconda possibile origine, l’espressione potrebbe derivare da un gioco di carte molto diffuso a Roma e in genere al sud, che si chiama appunto il gioco del 31.

Ascoltiamolo insieme!

By Sara🎙🇮🇹

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Blog in Inglese

Hi everyone, the theme of this episode was suggested to us by our super Patron Kevin, as well as a precious translator who asked us to talk about the history of the calendar and the relative idioms related to date and time.

To do this, we asked for help from Marco Cappelli of the Podcast Storia d’Italia, a very popular podcaster all over the world, whom we met in episode no. 29 “Le origini dell’italiano vero” (“The origins of true Italian”) and which we sincerely thank and recommend to all of you because, while he talks about history, he also teaches Italian very well!

Today Marco tells us the very interesting story of how we arrived at the current (almost) universally recognized calendar.

I will schematically summarize this pleasant history lesson, full of many other details that you will discover by listening.

The original Roman calendar was quite short as the Romans considered winter to be a period without months. It was the emperor Numa Pompilius who added January and February, making the year equal to the solar year.

At the time of the Reppublica (Roman Republic) and up to Giulio Cesare (Julius Caesar) the Romans had a system based on 12 months but shorter than today, the total number of days in a year was not 365 but 355. There were therefore 10 days left to make it coincide with the solar year, to overcome this problem the Romans inserted an additional month of irregular duration of 22 or 23 days every two years. It was clearly a rather inaccurate method, moreover this procedure had not always been applied and, over the decades, a significant misalignment had been created between the official calendar and the seasons.

Thus, in 46 BC Giulio Cesare (Julius Caesar) promulgates, as the highest pontiff, the calendario Giuliano (Julian calendar, named after Julius Caesar) which becomes the official solar calendar of the Roman Empire.

This was based on 12 months for a total of 365 days, at which every 4 years, to bridge the difference between the integer and fictitious value of 365, and the decimal and real value of 365.25 days (i.e. 365 days and about 6 hours ), a day was added in the month of February (precisely the sixth before the calende (calends) of March, which thus fell twice and therefore was called bisesto (bisest), hence a anno bisestile (leap year). To realign the calendar, Julius Caesar also had two months of extraordinary duration inserted, for which il 46 avanti Cristo è stato l’anno più lungo della storia: ben 14 mesi! (46 BC was the longest year in history: 14 months!)

In honor of himself, Julius Caesar dedicated the month of July to his first name, then Augustus imitated this by baptizing the following month, August, with his own first name. But even the Julian calendar was not accurate, in fact every year it accumulated a small delay with respect to the solar year and the seasons that with the passing of the centuries, in 1500 had reached ten days.

Pope Gregory XIII remedied this in 1582, with the bolla papale (papal bull) “Inter gravissima” which introduced the new calendar called Gregorian (from the name of its promoter), very similar to the previous one with the difference that every 100 years the year of each new century (1660, 1700, 1800 and so on) was essentially not a leap year (with one exception every thousand years).

The date was also adjusted, advancing it by 10 days (so in fact on 4 October 1582 we went to sleep and woke up the next morning which was 15 October!) So in 1582 there are 10 days that never existed! Since then this has been the calendar adopted by almost all the countries of the world with some exceptions, such as the Orthodox Church, for example, which still uses the Julian calendar as a liturgical calendar and celebrates Christmas on December 25th, which falls on January 7th for us!

But let’s get to the MODI DI DIRE legati al calendario! (SAYINGS related to the calendar!)

Let’s start with the classic nursery rhyme we recite to remember the length of the months:

30 giorni ha novembre, con april, giugno e settembre,
di 28 ce n’è uno,
tutti gli altri ne han 31!

(30 days has November, with April, June and September,
of 28 there is one,
all the others have 31!)

Since we have named the papal bull, (which is an official communication in written form issued by the Roman Curia with the pope’s seal), we also remember that the expression is used figuratively when it is meant that to do something you need a ‘ special authorization, a autorizzazione particolare (special permission) for example from a superior…: “in order to proceed with this initiative, the papal bull of the chief is needed!”

“Ogni lustro si cambia gusto” (“Every luster changes taste”): (a luster is a period of five years and is a term that is perhaps little used in colloquial language): this expression is used to say that over time, interests and preferences change.

“Rimandare qualcosa/ andare alle Calende greche (“Postpone something / go to the Greek Kalends”): the Romans did not use the weeks but the Kalends, the ninths and the ides, while the Greeks did not use this system so to say that something is referred to the Greek Kalends means that it will never happen. It is similar to saying “quando la Pasqua viene di maggio!” (“when Easter comes in May!”) which in fact never happens.

“Anno bisesto, anno funesto” (“Leap year, fatal year”): Italians are superstitious and this popular saying means that the leap year is a bad omen and even brings misfortune. The name “bisestile” (“leap”) comes from the Latin bis sextus, “twice sixth”, referring to the added day. In the ancient Roman calendar, the day inserted every four years was the one that followed February 24. For the Romans it was the month of rites dedicated to the dead: therefore fatal.

Ti manca un venerdì/non hai tutti i venerdì a posto (You miss a Friday / you don’t have all Fridays in place): it means being a little weird, bizarre, half crazy! The expression refers to the ancient popular belief, obviously unfounded, that premature babies were incomplete and therefore also lacking some brain. The reference to Friday is linked to the Christian tradition of bad luck because it is the day of Christ’s Crucifixion.

Di venere e di marte non si arriva, non si parte e non si dà principio all’arte/ di venere e di marte né ci si sposa né si parte: (On Venus and Mars days, do not arrive, leave, marry or begin art): this proverb is also superstitious and means that Friday and Tuesday are unlucky days and it would be preferable to avoid travel and new projects or activities, who knows why !?

Hai fatto 30, fai 31! (You did 30, do 31!) It is an exhortation to be more daring, like saying: “You have already arrived this far, make a further effort to achieve your goal”.

We might think that this way of saying, given that the numbers are similar to the length of the months, is related to the calendars. Instead it seems that the saying dates back to 1517 when Pope Pius X created a new list of cardinals by inserting twelve. Shortly thereafter, the number rose to twenty, then twenty-eight, finally thirty. The next day, the Pope even added another one (it is said that that 31st was an important friend of the Pope), and then Pius X exclaimed: “Both make 30 and 31”.

But our Marco Cappelli tells of a second possible origin, the expression could derive from a very popular card game in Rome and generally in the south, which is called il gioco del 31 (the game of 31).

Let’s listen to it together!

By Kevin (ItalianRocks)

 

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